Lavoratore unico e insostituibile!!! Intervista ad Andrea Mandato

A che età hai iniziato a giocare e quali sono le squadre in cui hai militato?

Ho messo per la prima volta piede in un campo da calcio all’età di sei anni. Ho iniziato nella Giovane Italia Polesella, la squadra del paese, nella quale sono rimasto per diversi anni con gli amici d’infanzia. A 13 anni è arrivata la chiamata della Giacomense, squadra che militava nei professionisti. Dopo due anni intensi, ho proseguito il cammino nel settore giovanile della Copparese, fino all’esordio in prima squadra nella categoria Eccellenza. Infine, dopo un po’ di esperienza tra Tresigallo e Medio Polesine, ho finalmente trovato casa qui a Frassinelle.

Ricordi il tuo esordio e in che ruolo giocavi?

Ricordo la prima partita con la maglia da titolare in prima squadra. Giocavo nella Copparese, era un incontro del campionato di Eccellenza. A sorpresa, il mister ha deciso di schierarmi in una posizione più avanzata del solito, dietro le punte, con l’intento di ostacolare la fase iniziale della manovra avversaria. Essendo una sistemazione da me molto apprezzata, ricordo di aver pensato: “Questa è la volta buona, o adesso o mai più”. E così è stato. Dopo nemmeno due minuti, in seguito a diverse vicissitudini, sono stato riposizionato sulla linea della mediana. In quel momento ho recepito quale sarebbe stato il mio futuro in quella posizione, appunto “mai più”. 

Chi è il tuo mito calcistico e qual è la tua squadra del cuore?

Sono cresciuto con l’Inter di Zanetti, che non ho potuto che ammirare per la passione, l’intensità e la tenacia che metteva in ogni partita, dal primo all’ultimo minuto. Tuttavia, non posso non citare anche la genialità de “El Chino” Recoba, che ha deliziato la mia infanzia.

Qual è l’allenatore che ti ha dato di più nella tua crescita umana e sportiva?

Il periodo alla Giacomense è stato il più formativo del mio percorso calcistico. In particolare, il secondo anno con il mister Andrea Dirani, è stato quello che più mi ha trasmesso sia dal punto di vista tattico che da quello emotivo. Non posso non citare poi Pippo Berneschi, che purtroppo ci ha lasciato alcuni mesi fa. È stato lui a preoccuparsi per me quando ho avuto intenzione di smettere, incaricandosi autonomamente di cercare addirittura una squadra al posto mio. Un bravo allenatore, ma soprattutto un grande uomo. 

Qual è un tuo pregio e un tuo difetto?

Senza ombra di dubbio la dedizione al sacrificio, specialmente nel fare una corsa in più per aiutare un compagno in difficoltà, che metto sempre durante i 90 minuti può essere una qualità positiva d’aiuto alla squadra. Per contro, quando noto una mancanza di impegno, talvolta tendo a reagire male e questo può farmi perdere lucidità.

Qual è il compagno di squadra con cui hai legato di più?

Chiaramente, essendoci compagni che frequento anche fuori dal campo da vent’anni, è normale che con questi abbia un rapporto più consolidato. Tuttavia, reputo inverosimile riuscire a fare un singolo nome, soprattutto perché non darebbe fede alla coesione e all’affiatamento che si sono creati nel nostro gruppo. 

Il momento più bello e quello più brutto del tuo percorso calcistico?

Il ricordo più bello di tutta la mia esperienza calcistica è stato sicuramente vincere il trofeo “Paolo Mazza” di Ferrara. Sollevare il trofeo, con al braccio la fascia da capitano della squadra di categoria Allievi della Copparese, in uno stadio da massima serie è stata un’emozione che custodisco gelosamente. Il punto più basso è stato l’esperienza a Tresigallo, in una stagione in cui tutto è andato storto, con tre cambi di allenatore, non mi sono mai sentito tanto fuori luogo. Calcisticamente parlando nulla da salvare.

Cosa pensi della società del Frassinelle e quali sono secondo te le note positive e negative?

Come ho anticipato in una precedente domanda, la parola che più descrive l’ambiente in cui, quasi casualmente, mi sono ritrovato, è senz’altro “casa”. Una realtà in cui, senza la necessità di dover promettere l’inarrivabile, con rispetto e serietà sono in grado di non farti mancare nulla. 

Quali sono le tue manie o riti scaramantici prima della partita?

Personalmente non ho nessun tipo di scaramanzia da ripetere prima di ogni partita, anche se con il tempo ho assimilato alcuni riti di gruppo che consistono in un determinato posizionamento durante la fase di riscaldamento precedente all’inizio dell’incontro.

Secondo te, i tuoi attuali compagni cosa pensano di te?

Non posso sapere precisamente quale sia il pensiero di ognuno di loro, ma credo che il rispetto e la stima reciproca siano la peculiarità del nostro gruppo.